Concerti per esseri umani, spiegato
Produrre un disco live tra il 2020 e il 2021 è come scrivere una cartolina da un posto che non c’è.
Si può fare e l’abbiamo fatto tante volte di inventarci cose che non esistono e ragionarci, farle parlare tra loro, convincersi e mettersi d’accordo, e essere anche veramente tutti d’accordo, come per esempio sul fatto che un pezzo con la cassa in quattro è una vergogna e che noi non lo faremo mai e le volte che Giovanni c’ha provato, abbiamo riso un mucchio perché era uno scherzo, scherzava. A Giovanni gli piace scherzare.
Vero è che trafficare con le registrazioni dal vivo ci ha sempre sedotto, da quando eravamo quei ragazzi che poi riascoltando non credevano a quello che sentivano e lo stupore della riproduzione tecnica divenne ed è stato un motore del nostro modo di suonare. Siamo degli inguaribili provinciali.
Esiste una registrazione del nostro concerto in montagna del 2009, per dare un’idea della questione, nel senso che non ci accontentammo di portare sulle pendici del Monte Nona in teleferica: casse, tamburi, sacchi a pelo, amplificatori, un armonium (ma a piedi) e un mucchio di altri attrezzi ma anche tutto il necessario per registrare, perché non ci bastava fare quella gagliarda spedizione montanara, volevamo anche “verbalizzarla”, avere da qualche parte un documento che ne attestasse la veridicità. Per noi. Per continuare a crederci anche poi.
È così che per quel concerto e per molti altri fatti in condizioni estreme – sì anche questo è un tratto che esercita su esterina un certo fascino, le condizioni estreme – abbiamo delle registrazioni, che sono questioni private, piccole nevrosi mal organizzate e sono lì da qualche parte e non danno noia e non serviranno a nessuno, ma ci sono.
Per i concerti di Rietto, di cui si ricordano le presse, l’odore di erba tagliata, un sole che spacca le pietre, una pandemia, una sigaretta offerta a tutti e quella sensazione stupenda di essere soli in un campo a suonare il venerdì per nove lunghissime serate dell’estate 2020, le cose sono andate in modo un po’ diverso. Tutte le volte volevamo farlo, ma si arrivava sempre lunghi per una bega o per quell’altra e un giorno ci si guardò in faccia sopraffatti dalla routine della musica live: guardate che non stiamo registrando!
Panico un po’. Altri ammennicoli si aggiunsero, insieme alla consapevolezza di doverlo fare in ogni caso, cavi, controller e un problema: l’impianto dietro.
Una delle cose ganze del palco di Rietto, ma questa è un po’ una questione da specialisti, è che l’impianto – un C7 d&b audiotechnik – era posizionato alle spalle del gruppo. Per farla breve, questa caratteristica favorisce molto l’esperienza dal vivo: più impatto, più feeling sul palco, il senso del mito solo fra i suddetti “specialisti” – a Rietto c’era “la bomba” – ma complica molto le registrazioni perché dentro i microfoni c’è un sacco di roba in più che poi, in post produzione, bisogna trovare la maniera di levare. E questo abbiamo fatto, o meglio, l’ha fatto Arturo Pacini.
Il disco è la scaletta dell’ultimo de “I concerti di Rietto” suonato l’11 settembre del 2020. Non è il concerto per intero perché alcune canzoni – 3 o 4 – sono state lasciate fuori per due motivi: il primo perché sono canzoni inedite che verranno pubblicate nel prossimo album di studio, il secondo è che il disco avrebbe avuto una durata di oltre 74′ e 33” che è la durata massima di un CD. Questa cosa avrebbe comportato la stampa di un doppio CD e di un triplo LP che è al di sopra delle nostre possibilità, per il momento.
Abbiamo impacchettato tutto nella confezione di cartone ondulato che progettammo per “Indecorose, esterina senza corente” perché ci ha persuaso l’idea di avere una linea coordinata di dischi live. Magari ne faremo altri. “Concerti per esseri umani” è il secondo e gode del primato di essere il primo disco al mondo con la paglia dentro. Gli allergici al fieno dovranno astenersi dall’acquisto e attendere la pubblicazione sugli store digitali che con una buona approssimazione avverrà nell’autunno 2021. Nel disco si trova anche un booklet/poster che racconta due cose e ha dentro una foto di esterina. È la prima volta che una foto del gruppo viene pubblicata su un disco – ce ne sono voluti 6 – ed è stata oggetto di un grande dibattito. Alla fine, ha vinto la mozione del “è una foto di quando suonate dove siete ritratti tutti contemporaneamente e serve per raccontare il contesto”. Questa presunta utilità ha avuto la meglio sulla convinzione che le foto dei musicisti non debbano andare sui dischi. Oltre alla paglia, al CD e al bugiardino si trova nella confezione anche un adesivo con scritto “Qui si ascolta esterina” per gli estremisti che vogliono attaccarlo sul portone di casa per distinguersi da quelli che invece no.
Fare quei concerti è stata una microscopica epopea. Lasciare un documento musicale di come sono andate le cose in quel campo è stato necessario, perché poi noi quello facciamo: suonare. E per registrare un disco dal vivo bisogna suonare tutti insieme.
Per chi si fosse perso “Tutti i venerdì”, qui lo trova e può farsi un’idea con gli occhi di cosa “Concerti per esseri umani” è per le orecchie.
Suonare nell’estate 2020 è stato bellissimo. Poter produrre il disco nell’inverno tra 2020 e 2021 è stato un regalo al nostro tempo che invece di essere incerto e vuoto è stato pieno di musica viva da far ascoltare in un disco che ora c’è e si chiama appunto “Concerti per esseri umani” e c’ha la paglia dentro perché quella musica veniva ascoltata distanziati e seduti su delle presse di fieno.
A Rietto credevamo veramente, anche se non era vero, di essere rimasti soli sulla Terra a suonare. Una musica poco influente, ma una musica che può bastare per una sera indimenticabile, che non intrattiene, che non si amministra tanto bene e che “si salvi chi vuole” e non “si salvi chi può”.
Mag
2021